Messie Design

Mettiamo di poter recuperare grand parte del materiale scartato dai consumi quotidiani e dall’industria, per creare e dar vita a nuovi accessori.
Mettiamo che scarti dell’industria tessile (e non solo) diventino la materia prima di un nuovo esilarante progetto di riuso e riciclo. Oggi vi presentiamo Messie Design, un progetto di riciclo creato da Martina Piazza  nel 2012 che oggi incrocia il cammino di Vialescarpe.

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Con un background di studi semiotica e packaging, unito ad un compulsivo bisogno di conservare oggetti e materiali di scarto, Martina unisce studio e creatività, componendo oggetti multiuso (“sono gli stessi utenti a dirmi l’utilizzo che ne fanno” racconta), accessori moda e borse urban style.

Messie design prende il nome dalla sindrome di Messie, ovvero un disturbo che spinge alcuni individui a conservare cose e oggetti anche il loro uso, accumulando spesso molti materiali di scarto. Un accumulatore compulsivo che non riesce a gettare via nulla.

Curioso epilogo insomma per la giovane studentessa, ed insieme anche un grande insegnamento. Ridare vita a qualcosa che è morto, inventare un futuro laddove esiste il disagio, l’ossessione, ma anche un forte impulso di creatività. Quella spinta che trasforma i problemi in opportunità.

Così il progetto prende corpo e si sposta tra mercati e piazze italiane ed europee, con un primo e decisivo impulso di Paul Smith, conosciuto a Londra dopo aver partecipato alla Design Week.

“Io non ho studiato moda ma ho semplicemente delle idee e cerco di realizzarle – racconta Martina – “recuperando materiali che andrebbero buttati in fondo cerco filosoficamente di vedere il mondo da un’altra angolazione”. Nascono così nel 2014 i tubetti, rinominati Coolcase, portaoggetti e porta matite dai mille volti e colori, intelligentemente studiati con una chiusura a zip. Dallo stile vintage e dall’handmade 100% italiano, nascono anche clutch stravaganti e cartelle tracolla con impiego di pellicole cinematografiche di scarto. Tutto il fascino vintage del cinema prima del digitale, tutta la resistenza e l’impermeabilità del materiale, unita allo studio dell’utilità, del design e del packaging. Uno scambio di materiali dovuto (anche) all’incontro decisivo con il Centro ReMida di Bologna Terre d’Acqua, un centro di riuso creativo di materiali di scarto non solo rivolto a scuole ma anche al recupero aziendale (legno, carta, metalli, plastiche, stoffe e filati). Un altro ennesimo esempio di quanto sia importante creare reti sociali.

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